mercoledì 31 dicembre 2014

La felicità




















Che cosa è la felicità? Il saggio dice: "la felicità consiste nel saper ascoltare il respiro della propria anima e donare un sorriso a chi è triste, la speranza a chi l'ha persa nella solitudine della vita, una carezza a un bambino, desiderare che il bene si diffonda e sperare che "invidia" abbandoni per sempre questo mondo. Buon Anno! (clicca qui)

sabato 6 dicembre 2014

IL PRESEPE PATRIMONIO DELLA TRADIZIONE CULTURALE DEL POPOLO ITALIANO

Il presepe a scuola non rappresenta semplicemente la celebrazione di una ricorrenza religiosa, ma la valorizzazione di un simbolo della tradizione religiosa e della pietà popolare che appartiene al patrimonio culturale e artistico del popolo italiano. Questo avviene da circa 800 anni, forse Il Dirigente scolastico di questa scuola in provincia di Bergamo non conosce questa parte della storia italiana. La scuola è chiamata a valorizzare il patrimonio storico, culturale, artistico, sociale e politico del nostro popolo, perché tutto educa e contribuisce alla formazione e alla crescita della persona umana. Il presepe, il crocifisso e quanto di cristiano c’è nella nostra nazione piaccia o no, a questo signore dirigente di una scuola pubblica, appartiene per tradizione e per legge al patrimonio culturale del popolo italiano, quindi, contribuisce alla formazione della nostra identità d’italiani. Di conseguenza, va vissuto, studiato e valorizzato in tutte le sue forme e manifestazioni, così come ogni altro elemento della nostra cultura italiana ed europea. Evidentemente questo signore non si sente italiano come ci sentiamo italiani noi tutti, credenti e non, così come si sentiva italiano Benedetto Croce che da laico soleva dire che: “come italiani non possiamo non sentirci anche cristiani”. A questo Dirigente mi sento di dire di non sentirsi cristiano ma almeno italiano e come dirigente di una scuola pubblica italiana ha il dovere di garantire che questa scuola della Repubblica sia di “tutti e di ciascuno”. La scuola italiana è laica perché aperta, accogliente e inclusiva, dove si predilige la promozione della Cultura, nella fattispecie quella dell’identità del popolo italiano e in questo patrimonio ci rientra anche la tradizione cristiana-cattolica in tutte le sue manifestazioni. A me pare che questo dirigente per un momento abbia dimenticato di dirigere una scuola pubblica, laica e italiana, frequentata da stranieri ma anche da italiani! Se poi volessimo entrare nel merito non del valore religioso, ma di quello culturale, artistico ed etico-morale che possiede il presepe dovremmo affermare che:

-          Il presepe dal punto di vista etico-morale, vuole rappresentare il mistero della pace cosmica e l’esaltazione di una povertà che si fa storia, condivisione, solidarietà e fratellanza, introducendo gli uomini a una vita fatta di essenzialità;
-          Dal punto di vista artistico, rappresenta l’esaltazione della creatività di un’arte povera ma allo stesso tempo carica di un’identità storica, di una storia che è fatta anche della gente comune, quei beati prediletti dal Dio cristiano.
-          Dal punto di vista culturale ci identifica come popolo, nel presepe ci siamo tutti, c’è il popolo italiano fatto di gente comune, dedita al proprio lavoro ma anche sensibile ai bisogni di chi è meno fortunato.

Il presepe è italiano, con uno stile di vita e un’identità tutta italiana che i francescani hanno esportato in tutto il mondo. Nel presepe c’è l’identità di un popolo fatto di lavoratori, artigiani, contadini, pastori, sensibili di fronte alla povertà, fieri della propria identità. Nel presepe c’è il popolo italiano nella sua tradizione culturale che è anche religiosa, cristiana e cattolica. Il presepe e le altre manifestazioni culturali fatte a scuola hanno un elevato potenziale educativo, contribuiscono alla crescita culturale e formativa degli alunni, introducendoli nella vita ordinaria, dove nella quotidianità fatta di gesti concreti si rinnova la bellezza delle relazioni significative tra le persone.

venerdì 7 novembre 2014

COSTRUIRE PONTI...

“Concedetemi la dignità di ritrovare me stesso nei modi che desidero; riconoscete che siamo diversi l’uno dall’altro, che il mio modo di essere non è soltanto una versione guasta del vostro. Interrogatevi sulle vostre convinzioni, definite le vostre posizioni. Lavorate con me per costruire ponti tra noi” (Jim Sinclair)





L'essenza della vita consiste proprio nel cercare di costruire relazioni significative, "ponti" e mai steccati. Costruire legami buoni non è semplice, costa fatica, tempo e la capacità di non essere orgogliosi. Il bene viene ripagato non sempre dagli uomini, ma dalla provvidenza.

venerdì 31 ottobre 2014

LA STRADA NON PRESA


“Due strade divergevano in un bosco d’autunno e dispiaciuto di non poterle percorrere entrambe, essendo un sol viaggiatore, a lungo indugiai e ne fissai a lungo una, più lontano che potevo fino a dove si perdeva nel sottobosco. Poi presi l’altra, che era buona ugualmente forse con pretese migliori, e forse sembrava messa meglio, perché era erbosa e meno calpestata; sebbene in realtà le tracce fossero uguali in entrambe le strade. Ed entrambe quella mattina erano ricoperte di foglie che nessun passo aveva annerito. Oh, mi riservai la prima per un altro giorno, anche se, sapendo che una strada porta verso un’altra strada, dubitavo sarei mai tornato indietro. Questa storia racconterò con un sospiro da qualche parte, tra molti anni: due strade divergevano in un bosco ed io…io presi la meno battuta, e di qui ogni differenza è venuta.” (Robert Frost)
…Nella vita siamo chiamati sempre a scegliere, non possiamo avere titubanze, incertezze. È importante ponderare, valutare attentamente prima di fare scelte, ma non possiamo esimerci dallo scegliere e intraprendere un cammino. Di fronte alle strade che la vita ci presenta non possiamo stare a guardare o a riflettere per tutta la vita, perché il tempo scorre velocemente, la vita passa e noi rischiamo di restare fermi. Non possiamo sapere se la strada scelta è quella giusta, ci dobbiamo fidare degli indizi che la strada ci offre, ci dobbiamo fare guidare anche da quelle che sono le nostre aspirazioni, la nostra indole, le nostre potenzialità.
 
 

venerdì 8 agosto 2014

VOLERE IL BENE...

"Non fare del male a nessuno,ma aiuta tutti, per quanto puoi! (Schopenhauer)
Un giorno una mia amica mi chiese se volere bene tanto potesse fare del  male alle persone care. Le risposi che il volere bene alle persone, il volere bene e il bene non può mai fare del male a nessuno. La fonte del male è l'egoismo e la possessività non il bene. Cara amica mia  attenta, perchè il volere bene può fare compiere delle imprudenze che potrebbero ferire le persone. Le persone e le relazioni sono come i fiori di campo, si osservano, si accarezzano, si odorano, si contemplano nella loro bellezza ma attenti perchè può succedere che nella passione di volerli proteggere, si rischia di  sciuparli e stritolarli con le nostre mani.
  ( "Come è difficile navigare nel mare della complessità delle relazioni significative, come è difficile volere bene in punta di piede le persone care senza violare la loro libertà...")

giovedì 7 agosto 2014

SE QUESTA VITA FOSSE TUTTO UN SOGNO

"Meditare bisogna su ciò che procura la felicità, poichè inverso se essa c'è  abbiamo tutto, se essa non c'è facciamo tutto per possederla. (Epicuro)
La felicità la si coglie nell'attimo fuggente di un'emozione, nel sorriso di un bambino, nel dono di un abbraccio, nella carezza di una persona che vuoi/ti vuole bene, nel volere il bene delle persone per te significative, nel volere il Bene, nel volere Bene ma anche nel sentirsi voluti bene... (cosa significa volere bene? Sta tutto qui il mistero e il segreto della felicità capire cosa vuol dire "ti voglio Bene".)

SE FOSSE TUTTO UN SOGNO?

"Se togli la vista, il conversare, l'assiduo contatto, si estingue la passione d'amore" (Epicuro)
Se non si coltivano le relazioni significative si rischia di fare appassire la passione e l'amore per il bello, per il bene, per le persone e tutto rischia di scorrere come un fiume senza meta, si rischia di lasciarsi vivere navigando senza bussola rischiando  di andare alla deriva...se non si coltiva la relazione si inaridisce la sorgente delle emozioni...
"Il frutto più grande del bastare a se stessi è la libertà" (Epicuro)
Se a un uomo gli togli la libertà gli togli la vita. un uomo senza libertà è come un fiore reciso e come un fringuello in gabbia e come te quando ti lasci vivere perchè si è inaridita la tua sorgente delle emozioni. Un uomo senza libertà è un essere senza vita!

venerdì 4 aprile 2014

LA COSTRUZIONE DI UNA BUONA RELAZIONE EDUCATIVA A SCUOLA

La scuola è un luogo primario dove si costruiscono relazioni educative, finalizzate all’implementazione di percorsi per un apprendimento significativo. L’insegnante a scuola è un maestro che deve indicare direzioni di senso per educare alla vita. Questo processo educativo si esplica all’interno di una relazione significativa tra l’educatore e gli allievi, infatti, non ci può essere educazione buona senza una significativa relazione. L’insegnante per educare deve donare qualcosa di se stesso, ne consegue per l’educatore un’assunzione di responsabilità, un atteggiamento di gratuità e un esercizio sapienziale. L’educazione non è un processo unidirezionale, gli attori, docenti e alunni, vivono all’interno di un sistema, famiglia-scuola-società, che deve qualificarsi sempre di più come “comunità educante” secondo il paradigma del “sistema formativo integrato”. La scuola come parte di una “comunità educante” deve presentare la conoscenza non come sequela ma come realtà che dipana a percorsi di umanità e di amore per la costruzione dell’identità culturale, etica, religiosa, politica e sociale. Gli educatori all’interno di un sistema-scuola, integrato, inclusivo e integrante, sono chiamati ad apprendere l’arte d’insegnare, di sapersi relazionare, di saper ascoltare, di saper amare i propri studenti e il proprio ambiente di lavoro. Cordialità e sorriso nella carità devono rappresentare i punti fermi dell’agire didattico del docente di oggi, chiamato a gestire dinamiche educative complesse all’interno di un sistema-scuola complesso. Egli è invitato a fare in modo che si passi dalla complessità delle dinamiche educative e socio-relazionali alla “semplessità” dell’atto educativo e didattico che non vuol dire semplificazione e minimizzazione dei contenuti e degli obiettivi. Si tratta, invece, di creare le condizioni migliori perché sia agevole il processo di apprendimento. Con altre parole, la semplessità comporta la creazione di occasioni di apprendimento progettate secondo la logica dell’individualizzazione e della personalizzazione. Oggi si fatica a riconoscere la scuola come luogo di vita dove gli studenti possono fare esperienza vitale, un luogo dove ci si va volentieri perché realtà significativa per la vita. Si chiede alla scuola di essere sistema di relazioni, attenta alla persona e alla storia personale di ogni alunno, realtà che sa interpretare e facilitare il processo di crescita, quindi una comunità capace di orientare gli studenti tracciando traiettorie per l’avvio a percorsi di conoscenza e inserimento nella società. Di conseguenza per l’agire didattico è importante:
-          sostenere i bisogni educativi e formativi degli alunni;
-          capire e prevedere la giusta distanza nel rapporto educativo;
-          promuovere l’autonomia e la responsabilità;
-          individualizzare e personalizzare i percorsi di apprendimento;
-          promuovere l’accoglienza e l’inclusività, affinchè la scuola sia di “tutti e di ciascuno”.

In un tale contesto all’insegnante è chiesta competenza culturale, pedagogica-didattica, psicologica. A livello culturale si chiede la capacità di sapere adattare i contenuti disciplinari al contesto di riferimento e ai destinatari dell’intervento formativo; la competenza pedagogica-didattica vuole un docente che abbia contezza e padronanza delle metodologie didattiche e pedagogiche da utilizzare nell’azione educativa; la dimensione psicologica attiene al saper essere capace di entrare in relazione con lo studente in un rapporto empatico, vuol dire saper cogliere il bisogno educativo, emotivo e affettivo dell’alunno. Una riflessione critica e attenta ci fa prendere consapevolezza che l’apprendimento è faticoso ma anche l’insegnamento implica delle difficoltà e delle fatiche che se non sono gestite opportunamente può condurre all’attivazione di un circolo vizioso dove ci si fa del male. Allora, ci pare importante sottolineare che bisogna recuperare il giusto legame tra conoscenza-educazione-affettività, all’interno di una relazione significativa tra docente e allievo che deve condurre a un’esperienza importante perché emotivamente coinvolgente, di conseguenza l’apprendimento diventa significativo perché mi cambia dentro, perché lascia nell’alunno il segno di un’esperienza emotivamente coinvolgente. L’insegnante a scuola prima ancora di gestire conoscenze è chiamato a gestire relazioni, la sua professionalità è di tipo relazionale. La relazione implica reciprocità che nell’atto educativo significa capacità di donarsi agli alunni attraverso l’azione didattica ma anche ricevere dagli alunni gli stimoli per continuare a essere un punto fermo nell’indicare la strada verso la meta dello sviluppo delle competenze necessarie per inserirsi nella società della conoscenza.