sabato 15 dicembre 2012

MOTIVARE ALL’APPRENDIMENTO SIGNIFICATIVO. IL COMPITO DELL’IDR E LA PROGETTAZIONE PER COMPETENZE DELL’INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA



Motivazione e significatività sono due attributi fondamentali dell’apprendimento che non è frutto di automatismo. L’apprendimento è qualcosa che va oltre la semplice ritenzione dei contenuti disciplinari, è, invece, un processo complesso che attiene non solo all’oggettività delle conoscenze, ma anche alla dimensione psicologica di chi impara. In didattica l’apprendimento per essere significativo ha bisogno che si renda esplicito, a colui che impara, il senso e la motivazione del suo apprendere determinati contenuti disciplinari. L’uomo è un essere che impara solo in maniera ragionata e consapevole. In altri termini, le persone apprendono solo se ciò che stanno imparando è importante per la loro formazione e riuscita nella vita. Dunque, è la motivazione alla riuscita a spingere gli uomini verso l’impegno nel voler imparare. Il docente, quindi, deve attivare un processo educativo supportato da una didattica orientativa che indichi agli alunni direzioni di senso, per suscitare la motivazione all’apprendimento e dare significato a ciò che si impara. Ne consegue che l’insegnante di religione cattolica, ancora prima degli altri docenti, è chiamato a farsi compagno di viaggio dell’allievo, per guidarlo verso il riconoscimento del significato e del valore delle conoscenze, nella fattispecie di quelle riguardanti l’IRC. La motivazione, la passione per la conoscenza, l’autoefficacia, la consapevolezza del sé, l’orientamento, la mediazione relazionale, sono tutti fattori che incidono sulla significatività dell’apprendimento. Oggi, va preso atto che, nonostante ci sia stata un’evoluzione legislativa, la scuola italiana si caratterizza, ancora, come istituzione dei “saperi minimi”, piuttosto che realtà dei “Saperi appresi”. In questa fase di riforma della scuola italiana è significativo l’apporto sostanziale che può dare l’insegnamento della religione cattolica per superare la tendenza alla “minimizzazione” del sapere e alla perdita del senso etico dell’insegnamento. Insegnare vuol dire lasciare il segno di una presenza importante, orientativa, etica, educativa. Non s’insegna una disciplina per istruire, ma per educare al senso dell’esistenza, nell’ottica di un apprendimento per tutta la vita (cfr. J. Delors). Appare evidente, allora, che anche l’IRC è chiamata in causa per ciò che attiene lo sviluppo delle competenze degli alunni. Dunque, bisogna cominciare a pensare a una progettazione didattica dell’Insegnamento della religione cattolica per competenze. Sul concetto di competenza, attualmente, c’è una certa confusione, qui diciamo solo che la competenza non attiene semplicemente al saper fare, ma al saper essere. In altri termini, la competenza non è la capacità di saper fare delle cose o saper applicare delle conoscenze. La competenza è frutto dell’esercizio di conoscenze e abilità, questo porta le persone a essere. In sintesi, potremmo affermare, in maniera semplice, che le competenze sono le “le potenzialità” che hanno sviluppato le persone, le quali in contesti non noti, poi, sanno mettere in essere azioni, trovare soluzioni, affrontare situazioni insolubili, costruire e realizzare. Appare chiaro, allora, che nell’attuale contesto scolastico l’IRC trova diritto di cittadinanza, non solo perché lo prevede la legge, ma, principalmente, per motivi pedagogici. In altre parole, l’insegnamento della religione cattolica trova la sua giusta collocazione a scuola perché s’inserisce nel solco di un processo didattico progettato a partire dai traguardi educativi che gli alunni devono conseguire per lo sviluppo delle competenze. Cosa significa, allora, per l’IRC contribuire alla formazione di “una testa ben fatta” (cfr. E. Morin), cioè formare persone competenti capaci di inserirsi nella società dell’informazione e della conoscenza? (cfr J. Delors)
Bisogna abbandonare una prassi didattica di tipo trasmissivo, centrata sul docente e sul sapere disciplinare, per adottare, invece, una didattica che progetta per competenze. La progettazione didattica finalizzata allo sviluppo di competenze va pensata a partire dalle persone reali che ci troviamo di fronte. Quindi, per l’IRC significa intercettare i bisogni formativi ed esistenziali che, nella specificità epistemologica dell’IRC, devono stimolare l’ideazione e la progettazione didattica per competenze. In altri termini, si tratta di progettare interventi didattici significativi e fattibili, cioè realizzabili nell’oggi del processo didattico che viene offerto a scuola. Un esempio didattico di apprendimento significativo può essere l’EAS (episodio di apprendimento situato cfr. P. Rivoltella), ovvero un’attività al centro della quale vi sia come protagonista l’alunno che apprende. In sintesi, per l’IRC progettare per competenze significa dare un contributo sostanziale alla crescita etica, morale, educativa dei cittadini del ventunesimo secolo.

lunedì 6 agosto 2012

La leggenda cherokee



 Non si può lottare con se stessi, è importante che ci sia un equilibrio interiore fra l’Io e il Super-Io, altrimenti la persona s’indebolisce e non riesce a contrastare ciò che succede all’esterno di sé. La lotta interiore tra io e super-io non ci permette di ascoltare la voce della coscienza, perché troppo impegnati a evitare che l’io prevarichi sul super-io o viceversa. Il giusto equilibrio interiore conduce la persona verso il bene comune. La leggenda del capo indiano Cherokee ci aiuta a capire che se do da mangiare solo al lupo buono quello nero mi si rivolta contro, allo stesso modo se nutro eccessivamente quello nero, non solo quello bianco mi contrasterà, ma anche il mondo esterno mi si rivolta contro. La pace interiore fra Io e Super-Io ci fa essere adulti significativi, corresponsabili verso il mondo e promotori di bene!

 Una vecchia leggenda cherokee racconta che un giorno il capo di un grande villaggio decise che era arrivato il momento di insegnare al nipote preferito cosa fosse la vita. Lo porta nella foresta, lo fa sedere ai piedi di un grande albero e gli spiega:
“Figlio mio, si combatte una lotta incensante nella mente e nel cuore di ogni essere umano. Anche se io sono un saggio e vecchio capo, guida della nostra gente, quella stessa lotta avviene dentro di me. Se non ne conosci l’esistenza, ti spaventerai e non saprai mai quale direzione prendere; magari, qualche volta nella vita vincerai, ma poi, senza capire perché, all’improvviso ti ritroverai perso, confuso e in preda alla paura, e rischierai di perdere tutto quello che hai fatica tanto a conquistare.
Crederai di fare le scelte giuste per poi scoprire che erano sbagliate. Se non capisci le forze del bene e del male, la vita individuale e quella collettiva, il vero sé e il falso sé, vivrai sempre in grande tumulto.
È come se ci fossero due grandi lupi che vivono dentro di me: uno bianco, l’altro nero. Il lupo bianco è buono, gentile e innocuo; vive in armonia con tutto ciò che lo circonda e non arreca offesa quando non lo si offende. Il lupo buono, ben ancorato e forte nella comprensione di chi è e di cosa è capace, combatte solo quando è necessario e quando deve proteggere se stesso e la sua famiglia, e anche in questo caso lo fa nel modo giusto; sta molto attento a tutti gli altri lupi del suo branco e non devia mai dalla propria natura.
Ma c’è anche un lupo nero che vive in me, ed è molto diverso: è rumoroso, arrabbiato, scontento, geloso e pauroso. Le più piccole cose gli provocano accessi di rabbia; litiga con chiunque, continuamente, senza ragione. Non riesce a pensare con chiarezza poiché avidità, rabbia e odio in lui sono troppo grandi. Ma è rabbia impotente, figlio mio, poiché non riesce a cambiare niente. Quel lupo cerca guai ovunque vada, perciò li trova facilmente; non si fida di nessuno quindi non ha veri amici.
A volte è difficile vivere con questi due dentro di me, perché entrambi lottano strenuamente per dominare la mia anima.”
Al che, il ragazzo chiede ansiosamente: “Quale dei due lupi vince, nonno?”
Con voce ferma, il capo risponde:
“Tutti e due, figlio mio. Vedi, se scelgo di nutrire solo il lupo bianco quello nero mi aspetta al varco per approfittare di qualche momento di squilibrio, o in cui sono troppo impegnato e non riesco ad avere il controllo di tutte le mie responsabilità, e attaccherà il lupo bianco, provocando così molti problemi a me e alla nostra tribù; sarà sempre arrabbiato e in lotta per ottenere l’attenzione che pretende. Ma se gli presto un po’ di attenzione perché capisco la sua natura, se ne riconosco la potente forza e gli faccio sapere che lo rispetto per il suo carattere e gli chiederò aiuto se la nostra tribù si trovasse mai in gravi problemi, lui sarà felice e anche il lupo bianco sarà felice ed entrambi vincono. E tutti noi vinciamo.”
Confuso, il ragazzo chiede:
“Non capisco, nonno, come possono vincere entrambi?”
Il capo continua:
“Vedi, figlio mio, il lupo nero ha molte importanti qualità di cui posso aver bisogno in certe circostanze: è temerario, determinato e non cede mai; è intelligente, astuto e capace dei pensieri e delle strategie più tortuose, caratteristiche importanti in tempo di guerra. Ha sensi molto acuti e affinati che soltanto chi guarda con gli occhi delle tenebre può valorizzare. Nel caso di un attacco, può essere il nostro miglior alleato.”
Poi il capo tira fuori due pezzi di carne dalla sacca e li getta a terra, uno a sinistra e uno a destra. Li indica e dice:
“Qui alla mia sinistra c’è il cibo per il lupo bianco, e alla mia destra il cibo per il lupo nero. Se scelgo di nutrirli entrambi, non lotteranno mai per attirare la mia attenzione e potrò usare ognuno nel modo che mi è necessario. E, dal momento che non ci sarà guerra tra i due, potrò ascoltare la voce della mia coscienza più profonda e scegliere quale dei due potrà aiutarmi meglio in ogni circostanza.
Vedi, figlio mio, se capisci che ci sono due grandi forze dentro di te e le consideri con uguale rispetto, saranno entrambi vincenti e convivranno in pace; e la pace, figlio mio, è la missione dei cherokee, il fine ultimo della vita. Un uomo che ottiene la pace interiore ha tutto; un uomo che è lacerato dalla guerra che si combatte dentro di lui, è niente.”

giovedì 2 agosto 2012

classical music summer camp

La Casa del Volontariato ospita la prima edizione del   " Classical Music Summer Camp ". Una iniziativa  culturale per i ragazzi di Gela che vogliono accostarsi  personalmente  alla Musica. Il Campo Estivo è pensato come momento educativo e d’impegno sociale attraverso la musica  classica, sinfonica e bandistica . E’ una iniziativa promossa dalla Casa del Volontariato di Gela in collaborazione con il MoVI e l’Associazione  Culturale  Musicale  Gelese  “G. Verdi” e si svolgerà dal 20 al 25 agosto. L’iniziativa è sostenuta dal CeSVoP.             I partecipanti,  sotto la guida di Maestri  esperti dell'Associazione "G. Verdi", per  una settimana, si impegnano a studiare musica e strumento, non solo per la formazione individuale, ma per preparare  anche un concerto finale a conclusione del Campus. L’iniziativa è una delle poche in Sicilia. Possono partecipare i ragazzi e le ragazze con una età compresa  tra i 12 e 30 anni. Le iscrizioni sono aperte a tutti i musicisti non professionisti che operano in complessi musicali o che frequentano conservatori e scuole ad indirizzo musicale o altri corsi di musica o che comunque abbiano conoscenze di base e padronanza minima di uno strumento. Il corso sarà diviso in due sezioni in base all’attitudine dei partecipanti: una sezione che riguarda la musica d’insieme per strumenti ottoni (tromba, tromboni, flicorni, corni) e una sezione musicale per strumenti a fiato o ance (flauti, clarinetti, sax). La domanda di partecipazione va compilata direttamente on line entro e non oltre l’11 agosto. La selezione avverrà in base all'rdine cronologico delle domande e fino ad esaurimento dei posti disponibili.

venerdì 20 luglio 2012

Scuola, i risultati delle prove Invalsi

Bene le regioni del Nord
Al Sud migliorano Puglia, Abruzzo e Basilicata
E’ una fotografia accurata della scuola italiana e, più in particolare, dei livelli di apprendimento raggiunti dagli studenti nella comprensione della lettura e nella matematica, quella che emerge dai primi risultati delle prove Invalsi 2012. Dati che confermano, almeno in parte, quanto già emerso nelle rilevazioni degli anni precedenti, con le regioni del Nord che registrano risultati migliori rispetto al Mezzogiorno. Anche se non mancano al Sud regioni come Puglia, Abruzzo e Basilicata che presentano risultati decisamente incoraggianti.
Introdotte nel 2008, le prove oggettive e standardizzate elaborate dall’Invalsi hanno raggiunto per la prima volta tutte le scuole del Paese, statali e paritarie, e tutti gli studenti delle classi II e V della primaria, I e III della secondaria di primo grado. Per la prima volta in assoluto le prove si sono svolte anche nella classe II della secondaria di secondo grado. Complessivamente sono state coinvolte 31.000 scuole, 141.000 classi e 2.900.000 studenti.
I risultati delle prove
In linea generale, per quanto riguarda l’Italiano, gli studenti sembrano trovare più facili le domande relative ai testi narrativi, rispetto a quelle dei testi espositivi e argomentativi, in cui viene richiesto anche di interpretare dati e grafici funzionali all’esposizione dei contenuti del testo. Le domande di ricostruzione del significato globale del testo, che richiedono di integrare più informazioni e concetti, risultano invece essere più difficili. Buoni i risultati sulle domande che richiedono la corretta interpretazione di una voce di dizionario. In alcuni casi, comunque, gli studenti sembrano incerti nell’uso corretto della punteggiatura.
Le prove di matematica confermano in parte alcune tendenze che si riscontrano anche a livello internazionale, con difficoltà concentrate soprattutto in geometria, nell’ambito denominato “relazioni e funzioni” e nei processi che richiedono competenze di argomentazione. Interessanti sono i risultati, in genere positivi, conseguiti dagli studenti della secondaria di secondo grado in alcuni quesiti che vertono su competenze chiave sviluppate nel primo ciclo, ma che solitamente non sono riprese in modo esplicito durante il biennio superiore.
Permane divario Nord-Sud
Ma Puglia, Abruzzo e Basilicata lo riducono
Le prove confermano il divario tra Nord e Sud a sfavore della regioni del Mezzogiorno, anche se alcune di esse hanno dimostrato una certa capacità di recupero. In particolare, i risultati sottolineano come i divari geografici tendano ad aumentare nei diversi livelli d’istruzione. Divengono cioè sempre più consistenti al crescere dell’età degli studenti.
Tuttavia, specie nel primo ciclo, alcune regioni hanno nel tempo ridotto la distanza rispetto al dato nazionale di qualche punto percentuale, fino a raggiungere in alcuni casi i livelli medi del Paese. Queste regioni sono Puglia, Abruzzo e Basilicata. Rimane invece ancora consistente lo svantaggio del Sud, e in parte del Centro, rispetto al Nord per quanto riguarda la scuola secondaria di secondo grado. In termini percentuali, il divario supera di 12 punti la media per quanto riguarda l’Italiano e gli 11 per la Matematica. In particolare, la distanza tra Nord, Centro e Sud, tranne le eccezioni citate, inizia con la scuola secondaria di primo grado.
In genere, le regioni seguono i risultati delle macro-aree di appartenenza. Tra le eccezioni, al Nord - dove i risultati sono significativamente al di sopra della media nazionale - c’è la Liguria, che non si discosta dalla media italiana. Per contro al Sud, la Puglia e l’Abruzzo hanno, a differenza delle altre regioni di quest’area, risultati statisticamente non difformi dalla media nazionale. I risultati meno soddisfacenti invece sono quelli della Campania. In Matematica la regione con il risultato più elevato è il Veneto, che supera di 35 punti la media della Sardegna, ossia la regione che consegue il risultato più basso.
Gli obiettivi dell’Invalsi
Obiettivo dell’Invalsi è migliorare e rendere più omogenea la qualità della scuola italiana, elaborando valutazioni oggettive e mettendo a disposizione delle istituzioni e delle singole scuole i risultati. In particolare, nel caso dei singoli istituti, questo meccanismo dà la possibilità di avviare processi di valutazione e autovalutazione, individuando sia gli elementi positivi da conservare, sia quelli negativi sui quali intervenire per risolverli.
L’Invalsi, negli ultimi anni, ha messo a punto un sistema di comunicazione grazie al quale ciascuna scuola riceve i risultati dei propri alunni, con i dati disaggregati delle singole classi e la distribuzione delle risposte domanda per domanda. Quest’anno i dati sono stati comunicati alle scuole con anticipo rispetto agli anni precedenti. (fonte MIUR)

lunedì 16 luglio 2012

IL DIRITTO DI ESSERE UOMINI LIBERI



 L’uomo contemporaneo, spesso, ci appare come un primitivo tecnologizzato. Questo fa paura! L’uomo tecnologizzato che assume comportamenti primitivi, dove vigeva la legge del più forte e del branco, potrebbe condurre a una società senza etica, forse ci siamo già! L’uomo che perde il controllo istintuale rischia di trasformarsi in una bestia! Questa “Terra”, la Sicilia, è nostra, ci appartiene! Ringraziamo tutti coloro che hanno difeso la nostra “Terra”. Grazie a Giovanni e Paolo per aver difeso la nostra libertà! Paolo Borsellino e Giovanni Falcone sono il paradigma concreto di adulti significativi che con la loro vita, il loro sacrificio hanno indicato e continuano ad indicare alle nuove generazioni direzioni di senso e mete significative di libertà e giustizia! (Guarda il video)

mercoledì 11 luglio 2012

In leggero aumento gli studenti promossi


Scuola, i risultati degli scrutini
In leggero aumento gli studenti promossi: +1,2% nelle superiori, +0,4% nelle medie

Aumentano, seppur di poco, gli studenti promossi alle classi successive nelle scuole secondarie di I e II grado. E’ questa la tendenza generale che emerge dai dati pervenuti finora al Ministero. Secondo le cifre che si riferiscono all’85% delle scuole medie e al 91% delle superiori, quest’anno la percentuale degli studenti promossi alle classi successive è del 95,7% nelle medie e del 62% alle superiori. Lo scorso anno era del 95,3% nelle medie e del 60,8% nelle superiori.
L’aumento dunque, se la tendenza emersa finora dovesse essere confermata, risulta più consistente nelle superiori, dove si registra una crescita dei promossi dell’1,2%. Nelle medie invece l’aumento è più contenuto e si attesta finora sullo 0,4%. In particolare, per quanto riguarda le superiori, i promossi aumentano soprattutto al 3° e al 4° anno. Nelle classi terze i promossi sono il 64,2%, rispetto al 62,5% dell’anno scolastico precedente, mentre nelle quarte la percentuale degli ammessi è del 66,1%, contro il precedente 64,9%. Per quanto riguarda i risultati divisi per tipologia di istituto, è negli Istituti Professionali che si registra l’aumento maggiore dei promossi, con un +1,7%.
Allo stesso tempo, diminuiscono le percentuali dei non ammessi e dei sospesi in giudizio: gli studenti che nelle superiori hanno riportato almeno un’insufficienza da recuperare per essere ammessi all’anno successivo sono passati dal 27,5% al 27,1%; mentre la percentuale dei non ammessi passa dall’11,7% al 10,9%. Per quanto riguarda le medie, si passa dal 4,7% di non ammessi dello scorso anno al 4,3%.
In allegato le tabelle con tutti i dati disponibili. Allegato

lunedì 2 luglio 2012

INSEGNAMENTO DELLA RELIGIONE CATTOLICA Firmata la nuova intesa

Giovedì scorso Miur e Cei hanno siglato una duplice intesa che rafforza la collaborazione Chiesa-scuola, ridefinisce il profilo professionale degli insegnanti e aggiorna le indicazioni per l'insegnamento nel secondo ciclo.
Ridefinire il profilo di qualificazione professionale dei futuri insegnanti di religione cattolica, armonizzando il percorso formativo richiesto per l’insegnamento della religione cattolica con quanto previsto, oggi, per l’insegnamento nelle scuole di ogni ordine e grado in Italia. Definire una nuova versione delle indicazioni per l’insegnamento della religione cattolica nel secondo ciclo, sulla base dei rinnovati documenti che il Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca ha elaborato in un quadro di riforma dell’intero sistema educativo di istruzione e formazione (licei, istituti tecnici, istituti professionali, percorsi di istruzione e formazione professionale).
Sono questi, in sintesi, gli obiettivi della duplice intesa che è stata firmata giovedì 28 giugno a Roma, presso la sede della Conferenza Episcopale Italiana, dal Card. Angelo Bagnasco, per la CEI, e dal Ministro Francesco Profumo, per il MIUR. L’accordo, raggiunto al termine di un percorso all’insegna del dialogo e della collaborazione, consolida ulteriormente l’armonioso inserimento dell’insegnamento della religione cattolica nei percorsi formativi della scuola italiana.
"Nella consapevolezza che, come ha sottolineato Benedetto XVI, «la dimensione religiosa è intrinseca al fatto culturale, concorre alla formazione globale della persona e permette di trasformare la conoscenza in sapienza di vita» (Discorso agli insegnanti di religione cattolica, 25 aprile 2009), auspico - ha affermato il Card. Bagnasco - di vedere quanto prima i frutti di bene che scaturiranno da questo rinnovato accordo, conscio dell’impegno delicato in vista della maturazione integrale delle persone degli alunni e grato per il lavoro costante e professionale di tutta la comunità educante della scuola, ivi compreso l’impegno professionale degli insegnanti di religione cattolica".
L'intesa, che entrerà in vigore l'1 settembre 2017, prevede tra l'altro che i professori di religione siano sempre piu’ qualificati. Nel merito, si prevede che per accedere all’insegnamento della religione in ogni ordine e grado di scuola si
debba essere in possesso dei titoli accademici di baccalaureato, licenza o dottorato in teologia o in altre discipline ecclesiastiche (come era gia’ stabilito in precedenza), oppure che si sia conseguita una laurea magistrale in scienze religiose secondo il nuovo ordinamento. Rimane sempre in vigore la possibilita’ che - principalmente per i sacerdoti - sia titolo valido il percorso di studi svolto nel seminario maggiore. I nuovi titoli saranno richiesti a partire dal 1 settembre 2017 per lasciare a tutti il tempo di completare eventuali percorsi di studio gia’ avviati. Fino a quella data saranno ancora validi i titoli previsti dalla precedente intesa del 1985.
Tra i dati rilevanti emersi nel corso della conferenza stampa di presentazione
dell’intesa, c'è la tendenza da parte delle altre confessioni a scegliere
l’insegnamento della religione cattolica. (la notizia è stata prelevata dal sito:www2.azionecattolica.it

domenica 10 giugno 2012












  
Affinchè il bambino si trasformi in un adulto sano, indipendente e responsabile, è necessario garantirgli un buon inizio, grazie al legame d'amore madre-figlio. Soltanto amando il vostro bambino gli assicurate un esordio felice"  "                                                                                                                     
(Donald W. Winnicot)

venerdì 18 maggio 2012

L’IMPEGNO EDUCATIVO DELA FAMIGLIA



In questa riflessione partiamo da un interrogativo di fondo, la famiglia del XXI secolo come può rispondere alla sfida educativa della società contemporanea? Oggi, come non mai, la famiglia è chiamata a un impegno educativo di elevata qualità, significatività di senso e amorevole dedizione. Ormai è chiaro a tutti che ci troviamo immersi nella complessità di una società che stenta a indicare punti fermi, valori, orizzonti di senso e di speranza. Tutto si consuma nell’attimo effimero di una felicità narcisistica. Ha preso piede un’etica che si ispira ai paradigmi del “relativismo” e della “liquidità” (Benedetto XVI; Bauman). L’azione educativa della famiglia si concretizza nell’ambito delle relazioni fondamentali della quotidianità. È in questa dimensione che emerge con forza l’importanza della testimonianza. Dunque, la sfida riguarda, soprattutto, il come educare in una società in continuo cambiamento dove i paradigmi antropologici sono continuamente cangianti. Ci sembra importante evidenziare che il primo nodo da sciogliere è quello antropologico. L’ambito primo con il quale rapportarci è quello di un’antropologia culturale che ha cambiato i paradigmi di riferimento e, di conseguenza, anche una certa concezione dell’uomo e delle relazioni sociali.  Chi è l’uomo del XXI secolo? Se nel secolo scorso si parlava di “morte di Dio”, in questo inizio secolo si comincia a discutere di “morte dell’uomo”. Le due espressioni sono entrambe infelici e inopportune. In questa prima parte di  secolo si assiste, comunque, a un disorientamento della persona che sembra aver perso la propria identità. L’uomo del Novecento, annientando Dio dalla propria vita, pensava di poter diventare onnipotente grazie al progresso scientifico e tecnologico. L’uomo di oggi non considerandosi più “immagine di Dio” ha perso la sua identità, è frastornato, annichilito, sta rimanendo schiacciato dal suo egocentrismo e dalla sua fame di profitto. Egli non è capace di voltarsi indietro e guardare la scia di aridità che ha lasciato, non è capace di ritrovare quell’immagine di Dio che ha dentro e che lo renderebbe ancora desideroso di essere un seminatore di speranza, un essere capace di guardare il futuro con gli occhi di Dio, una persona con la passione di farsi una famiglia e di fare famiglia, capace di sentirsi parte della grande famiglia dell’umanità.  Il compito che spetta oggi alla famiglia è quello di generare uomini nuovi per un’umanità nuova. La famiglia supererà questa sfida se ritornerà a essere la cellula viva della società civile e la piccola Chiesa domestica, fondata a immagine della famiglia di Nazareth. Ma chi educherà la famiglia a essere piccola comunità civile ed ecclesiale? Chi educherà l’uomo a essere Uomo?  Il rischio è quello di entrare in un circolo vizioso che potrebbe generare lo scoraggiamento e, di conseguenza, l’inerzia dell’azione educativa. Invece, bisogna avere il coraggio di osare e uscire dalla nicchia del proprio perbenismo e della mediocrità generalizzata. Avere il coraggio di amplificare le parole del Beato Giovanni Paolo II: “Non abbiate paura! Aprite  le porte a Cristo!” Per uscire da una prassi pastorale e educativa di conservazione e attivare un’azione di nuova evangelizzazione e educazione centrata sull’amore, l’accoglienza, la solidarietà, la valorizzazione della Persona umana, attivando un processo sinergico che va oltre il proprio ruolo, ministero, condizione professionale e sociale. Tenendo presente  che la “Vigna” non ci appartiene, il nostro compito è solo quello di coltivarla e renderla bella nell’attesa che il Padrone venga a raccogliere i frutti buoni del suo Amore!

giovedì 17 maggio 2012

ABITARE LA SCUOLA

abitare la scuola-convegno provinciale uciim enna16 maggio 2012
Abitare la scuola oggi in un mondo che cambia continuamente si può? L'UCIIM pensa che non solo si può, ma si deve.    ogni educatore,  ogni docente ogni singolo operatore della scuola deve fare in modo che la scuola sia sempre un luogo bello da abitare (clicca per visionare il materiale del convegno prov. UCIIM di Enna)

lunedì 7 maggio 2012

Essere Consiglieri: competenza, religiosità e spirito di servizio



clicca qui per visionare i materiali del seminario
Per delineare bene l’identità del consigliere UCIIM bisogna riferirsi, necessariamente, a quella del semplice socio, la sua è un’identità multiforme:
·         È un cristiano
·         Un educatore
·         Un docente

L’identità del consigliere, così come quella del socio è correlata alla singolarità dell’UCIIM, dunque, anche chi aderisce a quest’associazione per certi aspetti, possiamo dire, acquisisce una singolare identità.


IDENTITÀ SOCIO UCIIM

Senza grandi discorsi, possiamo dire che il socio UCIIM è uno che, vivendo pienamente la sua dimensione spirituale come battezzato, manifesta questa sua identità cristiana nell’opera educativa responsabile nei confronti degli alunni, contemporaneamente concorre, con i sui talenti, all’elevazione morale, spirituale, etica e professionale degli altri amici uciimini e colleghi di lavoro.
Tutto questo vale, anche, per i soci che ricoprono il ruolo di consiglieri ai vari livelli della vita associativa (sezionale, provinciale, regionale e centrale, ovviamente, man mano che si sale nei vari livelli l’impegno si fa più gravoso perché quell’essere corpo organico richiede ai soci, maggiore impegno, dedizione e corresponsabilità).

ESSERE CONSIGLIERE UCIIM
In base a ciò che abbiamo detto, possiamo tentare di tracciare un profilo del consigliere UCIIM.
Tenterò di tracciare questo profilo utilizzando tre immagini che in maniera crescente manifestano l’identità, la missione e la responsabilità dei soci consiglieri a livello associativo, ecclesiale e civile. In ognuna di queste immagini troviamo presenti i tre aspetti di cui stiamo trattando: competenza, religiosità e spirito di servizio.

 IL PONTE
Con questa immagine mi piace pensare il consigliere, come colui che costruisce ponti per attivare collegamenti significativi tra l’associazione, la Chiesa, la scuola, la società; costruttore di ponti tra i diversi livelli e realtà della vita associativa, ma, soprattutto, il consigliere è colui che sa farsi ponte. Il ponte ha la funzione di mettere in collegamento due estremità per fare attraversare le persone da un lato all’altro. In altri termini, il consigliere è una persona che si fa attraversare, si fa calcare per fare circolare il Bene Comune.

LA BROCCA
La sua funzione è di trasportare acqua fresca e pura per i commensali. La brocca serve ad attingere acqua da offrire a chiunque ne ha bisogno. Per un consigliere UCIIM farsi brocca significa attingere acqua nuova dalla base, per portare idee progettuali fresche ai livelli associativi più alti; allo stesso modo, serve ad attingere acqua fresca dalle fonti intermedie per rigenerare le dimensioni sezionali, provinciali, ecc.


IL PIANTATORE
 “Un testo anonimo della Tradizione afferma che, nel corso della propria esistenza, ogni essere umano può adottare due atteggiamenti: Costruire o Piantare. I costruttori possono dilungarsi per anni nei loro compiti, ma arriva un giorno in cui terminano la propria opera. A quel punto si fermano, e il loro spazio risulta limitato dalle pareti che hanno eretto. Quando la costruzione è finita, la vita perde di significato. Poi ci sono quelli che piantano: talvolta soffrono per le tempeste e le stagioni, e raramente riposano. Ma al contrario di un edificio, il giardino non smette mai di svilupparsi. Esso richiede l’attenzione continua del giardiniere ma, nello stesso tempo, gli permette di vivere una grande avventura. I giardinieri sapranno sempre riconoscersi l’un l’altro, perché nella storia di ogni pianta c’è la crescita della Terra intera.  (tratto dal romanzo Brida)


 



Conclusione
 In questo brano mi pare di cogliere la presenza densa del fine esistenziale della persona umana, il suo compito educativo, ma anche la competenza, la missione esistenziale e religiosa, lo spirito di servizio e di amore per il bene comune che caratterizzano il socio UCIIM e tutti i responsabili della nostra bella associazione. Sarebbe bello, se alla fine del mandato associativo, ogni responsabile, ogni singolo socio potesse dire, con le stesse parole del nostro, “maestro-professore-presidente”, G. Nosengo: “il seme è gettato. Forse il mio compito era solo quello. Io me ne vado,…I germi, se sono vivi, produrranno piantine”. E, mi permetto di aggiungere, le piantine essendo realtà vive, venute fuori da un seme buono, il seme dell’amore per la persona, nel tempo cresceranno e produrranno i frutti buoni dell’educazione, dell’impegno per il bene comune e del servizio amorevole per la persona umana, nella fattispecie, verso coloro per i quali vale ancora sperare e credere, i nostri alunni! Loro forse non se ne rendono conto, ma noi li amiamo, anche perché solo “Chi ama educa” (F. Miano), è questo tipo di amore che fa del socio uciim, quindi, del consigliere, una persona singolare, competente, religiosa e sempre al servizio delle persone che incontra quotidianamente. L’auspicio è che ogni socio e ogni responsabile, a qualsiasi livello, possa mettere in pratica e fare fruttare l’eredità che ci ha lasciato il nostro Gesualdo nel suo testamento spirituale: “….a tutti, dirigenti, consulenti e soci, chiedo, in forza dell’amicizia, che siano generosi nel fare dono di sé all’UNIONE, che seguano ed approfondiscano i principi di spiritualità e di moralità, di apostolato e di presenza che hanno informato la sua vita fino ad oggi, che si vogliano bene fra loro, che assumano e assolvano le responsabilità necessarie cui li chiama Dio, attraverso le circostanze, che continuino nello sforzo di animare cristianamente e razionalmente la scuola italiana”. Di conseguenza, animando la scuola animeremo cristianamente e razionalmente la società tutta!