Iniziarono durante l’ultimo periodo
della dinastia dei Ming ad opera prevalentemente di missionari gesuiti, molti
dei quali siciliani, ed erano rapporti di tipo culturale e spirituale ben
lontani dagli odierni fini strettamente economici.
La notizie a nostra disposizione
provengono da prime narrazioni ad opera di M. Ricci e N.
Trigault membri della Compagnia di Gesù.
Tra i molti missionari, i gesuiti occuparono un ruolo di primo piano avendo
sviluppato un vero e proprio metodo di evangelizzazione della Cina fondato su
principi quali: una politica di adeguamento ai costumi cinesi grazie
innanzitutto all’apprendimento della lingua; apertura e tolleranza verso gli
alti valori morali che già caratterizzavano la cultura cinese; evangelizzazione
dall’alto verso il basso, cercando di catturare la curiosità degli eruditi cinesi;
divulgazione indiretta tramite l’uso delle
scienze e della tecnologia europea.
Caduta la dinasta Ming, gli
imperatori succeduti chiusero le
frontiere del Paese proibendo l’ingresso e addirittura lo scambio
epistolare con gli stranieri. Tuttavia chiunque poteva accedere agli studi
letterari e risalire la scala sociale.
Durante la prima parte del
sedicesimo secolo i portoghesi stabiliti a Goa e a Malacca cercarono di
intraprendere degli scambi commerciali con la Cina che essendogli stati negati,
proseguirono nella clandestinità. Riuscirono
dopo tempo ad ottenere di stabilirsi nell’estremità Sud del Paese, dove nacque
la città di Macao che divenne la porta d’ingresso dell’occidente in Cina.
Così nel 1665 giungeva in Cina un
missionario gesuita siciliano: Prospero Intorcetta. Le fonti a nostra
disposizione riportano che fu affidato al giovane gesuita il compito di
evangelizzare e battezzare i convertiti nelle zone più interne del Paese e di
costruire chiese per i nuovi fedeli.
Ad Hangzhou città che gli fu
affidata dopo la morte del suo predecessore M. Martini, portò a conclusione la
costruzione della chiesa iniziata da quest’ultimo, facendo affrescare l’interno
da un cristiano cinese e con molta probabilità fu la chiesa più bella della
Cina “impareggiabilmente più adorna, e più gentile” della più maestosa delle
moschee.
Ma la maggiore fama tra i posteri
riguarda l’Intorcetta semiologo, ovvero la sua intensa opera volta alla
traduzione e diffusione del pensiero e dei testi di Confucio in occidente, lavoro
importantissimo per due ragioni: iniziare i nuovi missionari alla cultura e
alla spiritualità cinese e diffusione in occidente di una nuova dottrina, di
una allora sconosciuta spiritualità.
Lo stesso nome di Confucio, deve la
sua origine ai missionari gesuiti, è
corrisponde alla traduzione di Kongfuzi
che letteralmente significa Maestro Kong.
Umile e laborioso, la figura di
Prospero Intorcetta ha ispirato la nascita di un istituto a lui dedicato, la Fondazione
Prospero Intorcetta Cultura Aperta col precipuo scopo di valorizzare la
figura del gesuita originario di Piazza Armerina e al contempo rendere la
cittadina punto centrale di ricerche e sviluppo culturale nel contesto
siciliano e internazionale.
Numerose sono state le attività
promosse dalla Fondazione, costituita
nel dicembre del 2007, volte ad affermare i principi di una cultura aperta,
senza confini, fondata sul costante e
prolifico scambio tra i popoli.
Il suo attuale presidente il
dottore Giuseppe Portogallo, insieme ai soci fondatori e ad esperti ricercatori
e collaboratori, lavorano costantemente per la promozione e la divulgazione non
solo della figura di Prospero Intorcetta, ma di tutta l’opera gesuita
attraverso i secoli.
Del resto Confucio stesso ha detto
nei Dialoghi: “Studiare e praticare
quanto appreso non è forse un diletto? Accogliere compagni provenienti da
luoghi lontani non è forse una gioia?” (Vanessa Giunta)
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