Che cosa è la felicità? Il saggio dice: "la felicità consiste nel saper ascoltare il respiro della propria anima e donare un sorriso a chi è triste, la speranza a chi l'ha persa nella solitudine della vita, una carezza a un bambino, desiderare che il bene si diffonda e sperare che "invidia" abbandoni per sempre questo mondo. Buon Anno! (clicca qui)
BLOG PERSONALE DI GUGLIELMO BORGIA. Questo blog nasce come spazio dedicato alla condivisione di idee, progetti, esperienze sull'educazione e la formazione. Un'attenzione particolare è rivolta al rapporto tra educazione e nuovi media
mercoledì 31 dicembre 2014
sabato 6 dicembre 2014
IL PRESEPE PATRIMONIO DELLA TRADIZIONE CULTURALE DEL POPOLO ITALIANO
Il presepe a scuola non rappresenta
semplicemente la celebrazione di una ricorrenza religiosa, ma la valorizzazione
di un simbolo della tradizione religiosa e della pietà popolare che appartiene
al patrimonio culturale e artistico del popolo italiano. Questo avviene da
circa 800 anni, forse Il Dirigente scolastico di questa scuola in provincia di
Bergamo non conosce questa parte della storia italiana. La scuola è chiamata a
valorizzare il patrimonio storico, culturale, artistico, sociale e politico del
nostro popolo, perché tutto educa e contribuisce alla formazione e alla
crescita della persona umana. Il presepe, il crocifisso e quanto di cristiano
c’è nella nostra nazione piaccia o no, a questo signore dirigente di una scuola
pubblica, appartiene per tradizione e per legge al patrimonio culturale del
popolo italiano, quindi, contribuisce alla formazione della nostra identità d’italiani.
Di conseguenza, va vissuto, studiato e valorizzato in tutte le sue forme e
manifestazioni, così come ogni altro elemento della nostra cultura italiana ed
europea. Evidentemente questo signore non si sente italiano come ci sentiamo
italiani noi tutti, credenti e non, così come si sentiva italiano Benedetto Croce
che da laico soleva dire che: “come italiani non possiamo non sentirci anche
cristiani”. A questo Dirigente mi sento di dire di non sentirsi cristiano ma
almeno italiano e come dirigente di una scuola pubblica italiana ha il dovere
di garantire che questa scuola della Repubblica sia di “tutti e di ciascuno”.
La scuola italiana è laica perché aperta, accogliente e inclusiva, dove si
predilige la promozione della Cultura, nella fattispecie quella dell’identità
del popolo italiano e in questo patrimonio ci rientra anche la tradizione
cristiana-cattolica in tutte le sue manifestazioni. A me pare che questo
dirigente per un momento abbia dimenticato di dirigere una scuola pubblica,
laica e italiana, frequentata da stranieri ma anche da italiani! Se poi
volessimo entrare nel merito non del valore religioso, ma di quello culturale,
artistico ed etico-morale che possiede il presepe dovremmo affermare che:
-
Il
presepe dal punto di vista etico-morale, vuole rappresentare il mistero della
pace cosmica e l’esaltazione di una povertà che si fa storia, condivisione,
solidarietà e fratellanza, introducendo gli uomini a una vita fatta di
essenzialità;
-
Dal
punto di vista artistico, rappresenta l’esaltazione della creatività di un’arte
povera ma allo stesso tempo carica di un’identità storica, di una storia che è
fatta anche della gente comune, quei beati prediletti dal Dio cristiano.
-
Dal
punto di vista culturale ci identifica come popolo, nel presepe ci siamo tutti,
c’è il popolo italiano fatto di gente comune, dedita al proprio lavoro ma anche
sensibile ai bisogni di chi è meno fortunato.
Il presepe è italiano, con uno stile
di vita e un’identità tutta italiana che i francescani hanno esportato in tutto
il mondo. Nel presepe c’è l’identità di un popolo fatto di lavoratori,
artigiani, contadini, pastori, sensibili di fronte alla povertà, fieri della
propria identità. Nel presepe c’è il popolo italiano nella sua tradizione
culturale che è anche religiosa, cristiana e cattolica. Il presepe e le altre
manifestazioni culturali fatte a scuola hanno un elevato potenziale educativo, contribuiscono
alla crescita culturale e formativa degli alunni, introducendoli nella vita
ordinaria, dove nella quotidianità fatta di gesti concreti si rinnova la
bellezza delle relazioni significative tra le persone.
venerdì 7 novembre 2014
COSTRUIRE PONTI...
“Concedetemi la
dignità di ritrovare me stesso nei modi che desidero; riconoscete che siamo
diversi l’uno dall’altro, che il mio modo di essere non è soltanto una versione
guasta del vostro. Interrogatevi sulle vostre convinzioni, definite le vostre posizioni.
Lavorate con me per costruire ponti tra noi” (Jim Sinclair)
L'essenza della vita consiste proprio nel cercare di costruire relazioni significative, "ponti" e mai steccati. Costruire legami buoni non è semplice, costa fatica, tempo e la capacità di non essere orgogliosi. Il bene viene ripagato non sempre dagli uomini, ma dalla provvidenza.
venerdì 31 ottobre 2014
LA STRADA NON PRESA
“Due strade divergevano
in un bosco d’autunno e dispiaciuto di non poterle percorrere entrambe, essendo
un sol viaggiatore, a lungo indugiai e ne fissai a lungo una, più lontano che
potevo fino a dove si perdeva nel sottobosco. Poi presi l’altra, che era buona
ugualmente forse con pretese migliori, e forse sembrava messa meglio, perché
era erbosa e meno calpestata; sebbene in realtà le tracce fossero uguali in
entrambe le strade. Ed entrambe quella mattina erano ricoperte di foglie che
nessun passo aveva annerito. Oh, mi riservai la prima per un altro giorno,
anche se, sapendo che una strada porta verso un’altra strada, dubitavo sarei
mai tornato indietro. Questa storia racconterò con un sospiro da qualche parte,
tra molti anni: due strade divergevano in un bosco ed io…io presi la meno
battuta, e di qui ogni differenza è venuta.” (Robert Frost)
…Nella vita siamo chiamati sempre a scegliere, non possiamo avere
titubanze, incertezze. È importante ponderare, valutare attentamente prima di fare
scelte, ma non possiamo esimerci dallo scegliere e intraprendere un cammino. Di
fronte alle strade che la vita ci presenta non possiamo stare a guardare o a
riflettere per tutta la vita, perché il tempo scorre velocemente, la vita passa
e noi rischiamo di restare fermi. Non possiamo sapere se la strada scelta è
quella giusta, ci dobbiamo fidare degli indizi che la strada ci offre, ci
dobbiamo fare guidare anche da quelle che sono le nostre aspirazioni, la nostra
indole, le nostre potenzialità.venerdì 8 agosto 2014
VOLERE IL BENE...
"Non fare del male a nessuno,ma aiuta tutti, per quanto puoi! (Schopenhauer)
Un giorno una mia amica mi chiese se volere bene tanto potesse fare del male alle persone care. Le risposi che il volere bene alle persone, il volere bene e il bene non può mai fare del male a nessuno. La fonte del male è l'egoismo e la possessività non il bene. Cara amica mia attenta, perchè il volere bene può fare compiere delle imprudenze che potrebbero ferire le persone. Le persone e le relazioni sono come i fiori di campo, si osservano, si accarezzano, si odorano, si contemplano nella loro bellezza ma attenti perchè può succedere che nella passione di volerli proteggere, si rischia di sciuparli e stritolarli con le nostre mani.
( "Come è difficile navigare nel mare della complessità delle relazioni significative, come è difficile volere bene in punta di piede le persone care senza violare la loro libertà...")
giovedì 7 agosto 2014
SE QUESTA VITA FOSSE TUTTO UN SOGNO
"Meditare bisogna su ciò che procura la felicità, poichè inverso se essa c'è abbiamo tutto, se essa non c'è facciamo tutto per possederla. (Epicuro)
La felicità la si coglie nell'attimo fuggente di un'emozione, nel sorriso di un bambino, nel dono di un abbraccio, nella carezza di una persona che vuoi/ti vuole bene, nel volere il bene delle persone per te significative, nel volere il Bene, nel volere Bene ma anche nel sentirsi voluti bene... (cosa significa volere bene? Sta tutto qui il mistero e il segreto della felicità capire cosa vuol dire "ti voglio Bene".)
SE FOSSE TUTTO UN SOGNO?
"Se togli la vista, il conversare, l'assiduo contatto, si estingue la passione d'amore" (Epicuro)
Se non si coltivano le relazioni significative si rischia di fare appassire la passione e l'amore per il bello, per il bene, per le persone e tutto rischia di scorrere come un fiume senza meta, si rischia di lasciarsi vivere navigando senza bussola rischiando di andare alla deriva...se non si coltiva la relazione si inaridisce la sorgente delle emozioni...
"Il frutto più grande del bastare a se stessi è la libertà" (Epicuro)
Se a un uomo gli togli la libertà gli togli la vita. un uomo senza libertà è come un fiore reciso e come un fringuello in gabbia e come te quando ti lasci vivere perchè si è inaridita la tua sorgente delle emozioni. Un uomo senza libertà è un essere senza vita!
venerdì 4 aprile 2014
LA COSTRUZIONE DI UNA BUONA RELAZIONE EDUCATIVA A SCUOLA
La
scuola è un luogo primario dove si costruiscono relazioni educative,
finalizzate all’implementazione di percorsi per un apprendimento significativo.
L’insegnante a scuola è un maestro che deve indicare direzioni di senso per
educare alla vita. Questo processo educativo si esplica all’interno di una
relazione significativa tra l’educatore e gli allievi, infatti, non ci può
essere educazione buona senza una significativa relazione. L’insegnante per
educare deve donare qualcosa di se stesso, ne consegue per l’educatore
un’assunzione di responsabilità, un atteggiamento di gratuità e un esercizio
sapienziale. L’educazione non è un processo unidirezionale, gli attori, docenti
e alunni, vivono all’interno di un sistema, famiglia-scuola-società, che deve
qualificarsi sempre di più come “comunità educante” secondo il paradigma del
“sistema formativo integrato”. La scuola come parte di una “comunità educante”
deve presentare la conoscenza non come sequela ma come realtà che dipana a
percorsi di umanità e di amore per la costruzione dell’identità culturale,
etica, religiosa, politica e sociale. Gli educatori all’interno di un sistema-scuola,
integrato, inclusivo e integrante, sono chiamati ad apprendere l’arte
d’insegnare, di sapersi relazionare, di saper ascoltare, di saper amare i propri
studenti e il proprio ambiente di lavoro. Cordialità e sorriso nella carità
devono rappresentare i punti fermi dell’agire didattico del docente di oggi,
chiamato a gestire dinamiche educative complesse all’interno di un
sistema-scuola complesso. Egli è invitato a fare in modo che si passi dalla
complessità delle dinamiche educative e socio-relazionali alla “semplessità”
dell’atto educativo e didattico che non vuol dire semplificazione e
minimizzazione dei contenuti e degli obiettivi. Si tratta, invece, di creare le
condizioni migliori perché sia agevole il processo di apprendimento. Con altre
parole, la semplessità comporta la creazione di occasioni di apprendimento
progettate secondo la logica dell’individualizzazione e della personalizzazione.
Oggi si fatica a riconoscere la scuola come luogo di vita dove gli studenti
possono fare esperienza vitale, un luogo dove ci si va volentieri perché realtà
significativa per la vita. Si chiede alla scuola di essere sistema di relazioni,
attenta alla persona e alla storia personale di ogni alunno, realtà che sa
interpretare e facilitare il processo di crescita, quindi una comunità capace
di orientare gli studenti tracciando traiettorie per l’avvio a percorsi di
conoscenza e inserimento nella società. Di conseguenza per l’agire didattico è
importante:
-
sostenere i
bisogni educativi e formativi degli alunni;
-
capire e
prevedere la giusta distanza nel rapporto educativo;
-
promuovere
l’autonomia e la responsabilità;
-
individualizzare
e personalizzare i percorsi di apprendimento;
-
promuovere
l’accoglienza e l’inclusività, affinchè la scuola sia di “tutti e di ciascuno”.
In un tale contesto all’insegnante è chiesta
competenza culturale, pedagogica-didattica, psicologica. A livello culturale si
chiede la capacità di sapere adattare i contenuti disciplinari al contesto di
riferimento e ai destinatari dell’intervento formativo; la competenza
pedagogica-didattica vuole un docente che abbia contezza e padronanza delle
metodologie didattiche e pedagogiche da utilizzare nell’azione educativa; la
dimensione psicologica attiene al saper essere capace di entrare in relazione
con lo studente in un rapporto empatico, vuol dire saper cogliere il bisogno
educativo, emotivo e affettivo dell’alunno. Una riflessione critica e attenta
ci fa prendere consapevolezza che l’apprendimento è faticoso ma anche
l’insegnamento implica delle difficoltà e delle fatiche che se non sono gestite
opportunamente può condurre all’attivazione di un circolo vizioso dove ci si fa
del male. Allora, ci pare importante sottolineare che bisogna recuperare il
giusto legame tra conoscenza-educazione-affettività, all’interno di una
relazione significativa tra docente e allievo che deve condurre a un’esperienza
importante perché emotivamente coinvolgente, di conseguenza l’apprendimento
diventa significativo perché mi cambia dentro, perché lascia nell’alunno il
segno di un’esperienza emotivamente coinvolgente. L’insegnante a scuola prima
ancora di gestire conoscenze è chiamato a gestire relazioni, la sua
professionalità è di tipo relazionale. La relazione implica reciprocità che
nell’atto educativo significa capacità di donarsi agli alunni attraverso
l’azione didattica ma anche ricevere dagli alunni gli stimoli per continuare a
essere un punto fermo nell’indicare la strada verso la meta dello sviluppo
delle competenze necessarie per inserirsi nella società della conoscenza.
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