Era settembre, abbandonai quel gomitolo di strade che sfocia sull’Etna, mi recai al Monastero dei Benedettini, pronta a sostenere l’esame di letteratura italiana. Salii velocemente le scale del secondo piano, ancora imbrattata di sudore, vivendo l’ansia dell’attesa, la paura della solitudine, schivando gli sguardi dei passanti, immobile in un’istante così opprimente. In un attimo mi ritrovai su una di quelle panche sotto gli ulivi, con il cuore in fiamme dal fallimento. […] (continua a leggere)
Di Marianna Borgia