venerdì 13 gennaio 2012

EDUCARE PER TUTTA LA VITA


Diversi giovani dichiarano di avere poca fiducia nel futuro e pensano che la scuola non possa aiutare a inserirsi nel mondo del lavoro. Si sentono demotivati e scoraggiati, sono diventati scettici e diffidenti nei confronti del mondo adulto. Una buona percentuale pensa che gli insegnamenti impartiti a scuola a qualcosa servano, anche se, però, si mostrano scettici nei confronti del futuro. Molti sono i giovani che non si sentono apprezzati dai docenti, per cui l'atteggiamento è di poca fiducia verso gli insenanti, ma anche verso la scuola e anche nei confronti del mondo adulto in generale. I giovani studenti italiani fanno trasparire un generale malessere. Quali sono le cause che originano questa forte demotivazione, non solo allo studio, ma anche alla riuscita. Andando più a fondo nell'analisi, si evidenziano altre situazioni: diversi studenti provano ansia quando si recano a scuola, molti hanno difficoltà nell'organizzazione del lavoro scolastico, un'alta percentuale ha difficoltà lessicali, scarse abilità e conoscenze di base. Infine, si rileva che molti presentano problemi relazionali e scarse capacità nella gestione delle emozioni. Tutte queste cose rappresentano degli ostacoli nella relazione tra docenti e studenti che inficiano il processo d’insegnamento-apprendimento. In questa situazione è come se si procedesse su piani paralleli, di conseguenza ne è compromessa la comunicazione. Infatti, gli studenti affermano di non capire e di non essere compresi dai docenti, ma anche gli insegnanti dicono la stessa cosa, proprio perché questi due universi, pur convivendo nello stesso ambiente, in realtà non entrano in relazione. Di fronte a questa realtà, come agire a livello didattico? Quale prospettiva? Appare evidente che bisogna cominciare a rimuovere alcuni ostacoli. Spesso, però, risulta difficile sapere da dove incominciare. Gli ostacoli che si frappongono tra i docenti e gli alunni non sono oggetti materiali, sono, invece, come alberi che hanno radici profonde. Sono costrutti concettuali che si sono sedimentati nella mente degli studenti fin dalla nascita. Non basta dire delle cose, così come non basta un singolo intervento educativo o l'utilizzo di una sola strategia didattica per rimuovere i pregiudizi. Questi ostacoli, essendo come alberi, non basta reciderli, necessita uno sradicamento, facendo attenzione a non fare male al "terreno". Tutto ciò non è semplice, c'è bisogno della pazienza del contadino o di quella della partoriente! "Quanto tempo ci vuole per fare il pane? La risposta è semplice, alcune ore. Quanto tempo ci vuole, invece, per fare il vino? Anche in questo caso non è difficile rispondere, circa un mese. Per fare un figlio? Lo sappiamo tutti, nove mesi. Se riflettiamo bene anche per fare il vino ci vogliono nove mesi e anche per fare il pane ci vogliono nove mesi. Per fare il pane, per fare il vino e per fare un figlio ci vuole tempo, sacrificio, Amore! Il processo educativo è lento e faticoso, richiede tempo, pazienza e donazione. Le cose si complicano ancora di più se ci troviamo di fronte a studenti demotivati, sfiduciati e, spesso, con la morte dentro. Dinanzi a queste persone, quale deve essere il nostro modo di approcciarci a loro? Gli insegnanti non sono professionisti specializzati nella relazione, non sono psicologi o pedagogisti, sono docenti e basta, con la passione per il sapere e il desiderio di trasmettere alle nuove generazione i "segreti" della disciplina che insegnano. Nel rapporto con gli studenti possono essere efficaci sul piano motivazionale agendo secondo il loro ruolo e in base all'epistemologia della disciplina che insegnano? Lo scetticismo imperante invita ad abbandonare una partita che sembra persa in partenza e lasciare che le cose continuano ad andare come sempre. Molti si chiedono a chi potrebbe servire la rimozione degli ostacoli che si frappongono nella relazione tra alunni e docenti. Serve solo agli studenti oppure anche agli insegnanti? Diversi esperti sostengono che nella maggior parte dei casi è utile agli insegnanti fare in modo che se instauri una relazione positiva. L'interrogativo è chiaro: in che senso e perché? Per non morire di rabbia e svolgere meglio il loro lavoro! I docenti dovrebbero interessarsi degli studenti prima di tutto per senso etico e poi perché, prima che insegnanti, sono educatori. "per fare il pane ci vogliono nove mesi, per fare il vino ci vogliono nove mesi e anche per fare un figlio ci vogliono nove mesi". (I. Silone, Il Pane e il Vino) Per educare ci vuole tutta la vita!

1 commento:

Anonimo ha detto...

Ho letto il contenuto di "Educare per tutta la vita" e concordo nel dire che occorre tanta pazienza, sacrificio, e passione.....Si tratta di mettersi in discussione ogni momento e "crescere" insieme scambiandosi vicendevolmente esperienze e saperi, per avanzare a piccoli passi lungo la strada infinita che porta alla "conoscenza".